venerdì 6 settembre 2013

La Via

Non pensare che la Via si risolva nello studiare semplicemente la scienza degli astri, della guarigione, della magia e cose di questo genere (per quanto possano avere, nella sfera del relativo, una certa importanza). La Via dell'Immortalità non si ottiene mendicando qualche briciola di erudizione mayahica o qualche modesto potere psichico appariscente; la Via dell'Immortalità si svela a chi, con Dignità, sa morire.. da vivo.

(La Via del Fuoco, Raphael)

sabato 18 maggio 2013

Il padrone sta mandando in giro i suoi servi, per raccogliere coloro che si è scelto e vedere se vogliono partecipare al suo banchetto.

domenica 5 maggio 2013

Quando non c'è' un Dio

Quando non c'e' un Dio vieni richiamato a te stesso, inizi a crescere. Devi crescere, devi impadronirti della tua vita, devi prendere le redini della tua vita nelle tue mani, perche adesso il padrone sei tu. Devi essere piu' attento e piu' consapevole perche' adesso sei responsabile di qualsiasi cosa accadra'; questo comporta una grande responsabilita'. Si inizia a diventare piu' perspicaci, piu' consapevoli; si comincia a vivere in modo completamente diverso; inizi ad essere piu' accorto, piu' presente, inizia ad essere un testimone.                                   (La danza della luce e delle ombre, Osho)

giovedì 14 marzo 2013

TORNARE ALLE QUALITÀ NATURALI


Il sommo bene è come l'acqua:
l'acqua ben giova alle creature e non contende,
resta nel posto che gli uomini disdegnano.
Per questo è quasi simile al Tao.
Nel ristare si adatta al terreno,
nel volere s'adatta all'abisso,
nel donare s'adatta alla carità,
nel dire s'adatta alla sincerità,
nel correggere s'adatta all'ordine,
nel servire s'adatta alla capacità,
nel muoversi s'adatta alle stagioni.
Proprio perché non contende
non viene trovata in colpa.

(TAO TE CHING)

lunedì 4 marzo 2013

Se vuoi

Voglio dirti con chiarezza che io non ho nulla da offrirti in termini di filosofia, di dottrine, di religione; io non ho nulla da insegnare!
Ho molto da condividere, ma nulla da insegnare...o meglio, ho solo il nulla da insegnare!
Ma per percepire quel nulla che vorrei comunicarti, devi entrare in sintonia con me; piano piano devi diventare consapevole di tutto ciò che è di disturbo, che interferisce.
Piano piano dovrai lasciare cadere tutte quelle cose che, inutilmente appesantiscono la tua vita.
Se vuoi vivere ed essere sempre più in sintonia con me, se vuoi condividere il Tao che è avvenuto in me, dovrai essere più cosciente, più attento e presente a ciò che fai, a ciò che mangi, a ciò che leggi, a ciò che ascolti; a dove vai, a chi ti accompagni... deve essere uno sforzo di consapevolezza esteso alle ventiquattr'ore; infatti tante piccole cose sommate insieme creano un impatto sconvolgente.

(Tantra, amore e meditazione, Osho)

domenica 17 febbraio 2013

Che cosa comporta questa trasformazione?


... mi rivelò in tono confidenziale che moriamo perché la possibilità di poterci trasformare non rientra fra le nostre concezioni. 
Sottolineò che questa trasformazione deve essere raggiunta nel corso della vita e che riuscire in questo tentativo è il solo vero scopo che un essere umano possa avere. Tutti gli altri obiettivi sono effimeri, perché la morte li riduce in nulla.
“Che cosa comporta questa trasformazione?” chiesi.
“Implica un totale cambiamento,” disse. “E lo si ottiene con la ricapitolazione: la pietra angolare dell’arte della libertà. L’arte che ti insegnerò si chiama l’arte della libertà. Un’arte infinitamente difficile da praticare, ma ancora più difficile da spiegare.”

(Il passaggio degli stregoni, T. Abelar)

sabato 9 febbraio 2013

Cambiatela oggi, non domani

Perché lo chiedete? E' perché l'ho chiesto io? Nessuna descrizione potrà mai descrivere l'origine. L'origine e' senza nome; l'origine e' quiete assoluta, non e' un rumoroso ronzio. La creazione e' quanto c'e' di più  santo, e' la cosa più  sacra della vita; e se avete combinato un pasticcio con la vostra vita, cambiatela! Cambiatela oggi, non domani. Se non siete certi di volerlo fare, scoprite il perché , e siatene certi. Se non pensate correttamente, imparate a farlo, pensate con logica. Se non preparate questa base, se tutto questo non e' risolto, non potete entrare nel mondo della creazione.

(J.K.)

lunedì 4 febbraio 2013

TENERE TRANQUILLO IL POPOLO


Non esaltare i più capaci
fa sì che il popolo non contenda,
non pregiare i beni che con difficoltà s'ottengono
fa sì che il popolo non diventi ladro,
non ostentare ciò che può desiderarsi
fa sì che il cuore del popolo non si turbi.
Per questo il governo del santo
svuota il cuore al popolo
e ne riempie il ventre,
ne infiacchisce il volere
e ne rafforza le ossa
sempre fa sì che non abbia scienza né brama
e che colui che sa non osi agire.
Poiché egli pratica il non agire
nulla v'è che non sia governato.

(TAO TE CHING)

venerdì 1 febbraio 2013

L'inizio della saggezza

La conoscenza di sé è l'inizio della saggezza e,
dunque, l'inizio della trasformazione o rigenerazione.
Per comprendere se stessi ci deve essere l'intenzione di comprendere - ed è
lì che insorgono le prime difficoltà.
Benché la maggior parte di noi sia scontenta, pur
desiderando produrre un cambiamento improvviso, ci limitiamo a incanalare lo
scontento per conseguire un certo risultato; spinti dall'insoddisfazione, ci
cerchiamo un altro lavoro, o semplicemente ci pieghiamo alle pressioni
dell'ambiente circostante. Invece di infiammare le nostre menti, spingendoci
così a mettere in discussione la vita, l'intero processo dell'esistenza, lo
scontento viene incanalato, e di conseguenza diventiamo mediocri, perdiamo
quella intensità, quell'impulso a scoprire l'intero significato
dell'esistenza.
Perciò è importante scoprire queste cose autonomamente, perché
l'autoconoscenza non può essere trasmessa da altri, non si trova in alcun
libro. Dobbiamo scoprire, e perché ci sia scoperta, deve esserci
l'intenzione, la ricerca, l'esplorazione. Fin quando quell'intenzione di
scoprire, di investigare in profondità, è debole o inesistente, le
dichiarazioni di principio o il desiderio casuale di conoscere se stessi non
valgono un gran che.

(J.K.)

giovedì 24 gennaio 2013

E si saprà allora che cos'è la verità.

Bisogna essere consapevoli di questo processo totale, di come nascono le idee, di come l'azione scaturisce da esse, e di come le idee controllano l'azione e perciò la limitano, dipendendo dalla sensazione. Non importa quali siano le idee, se siano di sinistra o di estrema destra. Fin tanto che ci aggrappiamo alle idee, siamo in uno stato in cui non può esserci esperienza alcuna; ci limitiamo a vivere nel regno del tempo - nel passato, che continua a produrre sensazioni, o nel futuro, che è in sé una diversa forma di sensazione. Soltanto quando la mente è libera dalle idee, è possibile esperire.
Le idee non sono la verità; la verità è qualcosa che deve essere sperimentata direttamente, di momento in momento. Non è un'esperienza che si desidera - poiché in tal caso è semplicemente sensazione. Solo quando si riesce ad andare oltre il groviglio delle idee - che costituisce l'"io", la mente, che è dotato di parziale o totale continuità - , solo quando si riesce a superarlo, allorché il pensiero è completamente muto, solo allora si realizza uno stato dell'esperire. E si saprà allora che cos'è la verità.

(Jiddu Krishnamurti)

mercoledì 23 gennaio 2013

Quando c'è amore

Quando c'è amore, c'è azione, non è così? E quell'azione, non è forse liberatoria? Essa non è il risultato di un processo mentale, e non c'è divario fra amore e azione come c'è invece fra idea e azione. L'idea è sempre vecchia, la sua ombra si proietta sul presente costringendoci perennemente a cercare di colmare il divario fra azione e idea. Quando c'è amore - che non è un processo mentale, non è ideazione, non è ricordo, non è il risultato di un'esperienza o di una disciplina praticata  - ebbene, quell'amore stesso è azione. E' questa l'unica cosa che porta alla liberazione. Fin quando esistono processi mentali, fin quando l'azione è forgiata da un'idea che è esperienza, non può esserci liberazione; e fin quando quel processo continua, ogni azione è inevitabilmente limitata.
Quando percepiamo la verità di tutto ciò, allora si realizza la qualità dell'amore, che non è un processo mentale e non può essere pensato.


(Jiddu Krishnamurti)

martedì 22 gennaio 2013

Ma esiste azione in assenza di ideazione?

E che cos'è l'azione quando non c'è processo di pensiero? Può esserci azione in assenza di un processo di pensiero? Poniamo che io voglia costruire un ponte o una casa; conosco la tecnica, che mi insegna come costruirli. E' questo che chiamiamo azione. Sono azioni lo scrivere una poesia, il dipingere, l'avere responsabilità di governo, il reagire a fattori sociali e ambientali. Tutte si fondano su un'idea o su una precedente esperienza, che forgiano l'azione.
Ma esiste azione in assenza di ideazione?
Certamente una tale azione è possibile quando cessa l'idea; e l'idea cessa soltanto quando c'è amore. L'amore non è ricordo, non è esperienza, l'amore non è pensare alla persona che si ama perché in tal caso è semplicemente un pensiero. Non si può pensare all'ardore. Si può pensare alla persona che si ama o a cui si è devoti - al proprio guru, alla propria immagine, alla propria moglie o al proprio marito - , ma il pensiero, il simbolo, non è quella realtà che è l'amore. Perciò l'amore non è un'esperienza.

(Jiddu Krishnamurti)

lunedì 21 gennaio 2013

Perciò, bisogna ricorrere a un approccio alquanto differente.

Bisogna scoprire autonomamente, dentro di sé, se si agisce in base a un'idea e se può esserci azione senza ideazione. Cerchiamo di capire che cosa si intende per azione che non sia basata su un'idea.
Quand'è che si agisce in assenza di ideazione? Quando si ha un'azione che non è frutto dell'esperienza?
Un'azione basata sull'esperienza è, limitante e perciò costituisce un ostacolo.
Un'azione che non sia frutto di un'idea può dirsi spontanea quando non è soggetta al controllo del processo di pensiero, che si fonda sull'esperienza; ciò significa che l'azione indipendente dall'esperienza è possibile quando la mente non controlla l'azione stessa.
E' quello l'unico stato in cui c'è comprensione: quando la mente, che si fonda sull'esperienza, non guida l'azione; quando il pensiero, che si fonda sull'esperienza, non forgia l'azione. 

(Jiddu Krishnamurti)

domenica 20 gennaio 2013

il processo del pensiero

Osservate il processo del pensiero che opera in voi e potrete verificare direttamente la verità di questa descrizione. Siete stati insultati da qualcuno e l'episodio resta nella vostra memoria, forma parte del vostro retroterra. Quando incontrate quella persona, che rappresenta la sfida, la risposta è il ricordo dell'insulto subito. Così la risposta della memoria, che costituisce il processo di pensiero, dà origine a un'idea; dunque l'idea è sempre condizionata - ed è importante comprenderlo. In altri termini, l'idea è il risultato del processo di pensiero, il processo di pensiero è la risposta della memoria, e la memoria è sempre condizionata. La memoria è sempre ferma al passato, ma viene riportata in vita nel presente da una sfida. La memoria non ha vita propria; rinasce quando ci si trova dinanzi a una sfida. E, che sia addormentata o sveglia, la memoria è sempre condizionata, non è così?

(Jiddu Krishnamurti)

sabato 19 gennaio 2013

La risposta della memoria a una certa esperienza

Cosa si intende per pensiero? Quando si pensa? E' ovvio che il pensiero è il risultato di una reazione, neurologica o psicologica: è la risposta immediata dei sensi a una sensazione, oppure è di natura psicologica, è la risposta della memoria immagazzinata. C'è dunque la reazione immediata dei nervi a una sensazione, e c'è la risposta psicologica della memoria immagazzinata, l'influenza della razza, del gruppo, del guru, della famiglia, della tradizione e così via - tutto ciò viene chiamato pensiero. Quindi, il processo del pensiero è la risposta della memoria. Non avremmo pensieri se non avessimo memoria; e la risposta della memoria a una certa esperienza attiva il processo del pensiero. 

(Jiddu Krishnamurti)

venerdì 18 gennaio 2013

Pensiero

Dunque, è davvero molto importante scoprire come nascono le idee; e dopo aver scoperto la verità su questo punto, possiamo discutere la questione dell'azione. Senza discutere le idee, non ha senso cercare semplicemente di scoprire come agire.
Allora, in che modo vi vengono le idee - anche idee molto semplici, non necessariamente idee filosofiche, religiose o economiche? Naturalmente si tratta di un processo di pensiero, non è così? Senza un processo di pensiero, non può esserci alcuna idea. Così, devo comprendere il processo di pensiero prima di poterne comprendere il prodotto, l'idea. 

(Jiddu Krishnamurti)

giovedì 17 gennaio 2013

E' possibile conciliare idea e azione?


Coloro che hanno seriamente intenzione di scoprire la soluzione umana ai numerosi problemi che ci affliggono innanzitutto comprendere il processo di ideazione.
Cosa si intende per idea? Come nasce un'idea? E' possibile conciliare idea e azione? 

(Jiddu Krishnamurti)

mercoledì 16 gennaio 2013

Se un'idea forgia l'azione

Le idee alimentano altre idee, e quando ci si limita a coltivare idee, sorge antagonismo; a causa del processo intellettuale d'ideazione, la società diventa macrocefala. La nostra struttura sociale è fortemente intellettuale; coltiviamo l'intelletto a spese di ogni altro aspetto del nostro essere e, di conseguenza, siamo soffocati dalle idee.
Ma possono le idee produrre azione oppure plasmano semplicemente il pensiero, limitando così l'azione? Quando l'azione è costretta da un'idea, non potrà mai liberare l'uomo. E' estremamente importante per noi comprendere questo punto. Se un'idea forgia l'azione, quest'ultima non potrà mai offrire una soluzione alle nostre miserie.

(Jiddu Krishnamurti)

martedì 15 gennaio 2013

Si ha prima un'idea e poi si agisce?

L'azione scaturisce forse da un'idea? Si ha prima un'idea e poi si agisce? Oppure viene prima l'azione e poi, dal momento che l'azione crea conflitto, intorno ad essa si costruisce un'idea? E l'azione che crea l'attore? Oppure l'attore viene prima dell'azione?
E' molto importante scoprire cosa viene prima. Se viene prima l'idea, allora l'azione si conforma semplicemente a un'idea e, dunque, non è più azione ma imitazione, coazione in risposta a un'idea. E' molto importante rendersi conto di ciò perché, essendo la nostra società strutturata principalmente sul piano intellettuale o verbale, per tutti noi viene prima l'idea, seguita dall'azione. L'azione è dunque al servizio di un'idea, e già il semplice concepimento di idee va ovviamente a scapito dell'azione. 

(Jiddu Krishnamurti)

lunedì 14 gennaio 2013

Esperienza


Si prenda un esempio assai familiare: la rabbia. Nel momento in cui si è arrabbiati, non esistono né colui che esperisce, né l'esperienza, ma soltanto l'esperire. Non appena ne siamo fuori un secondo dopo la sensazione di rabbia, ecco manifestarsi il soggetto che esperisce e l'esperienza, l'attore e l'azione con un fine in vista, quello di liberarsi dell'ira o di soffocarla. Siamo ripetutamente in questo stato dell'esperire, ma ne veniamo sempre fuori, gli attribuiamo un nome e lo registriamo, dando in tal modo continuità al divenire.
Se riusciamo a comprendere l'azione nel senso fondamentale del termine, allora quella comprensione fondamentale influenzerà anche le nostre attività superficiali; ma prima è necessario comprendere la natura fondamentale dell'azione.

(Jiddu Krishnamurti)

domenica 13 gennaio 2013

Può esserci azione senza divenire?

Dunque il problema è: può esserci azione senza divenire? Può esserci azione senza sofferenza, senza questa costante battaglia? Se non c'è un fine, non c'è alcun attore, perché è l'azione con un fine in vista che crea l'attore.
Ma può esserci azione senza un fine in vista, e quindi senza un attore - ossia, senza il desiderio di un risultato? Un'azione siffatta non è un divenire e quindi non è una lotta. C'è uno stato dell'azione, uno stato dell'esperire, in cui sono assenti sia colui che esperisce, sia l'esperienza. 

(Jiddu Krishnamurti)

sabato 12 gennaio 2013

E' una lotta costante


Orbene, questi tre stati che costituiscono l'esperienza - l'attore, l'azione e il fine - rappresentano indubbiamente un processo di divenire. 
Altrimenti non c'è divenire, non è così? 
Se non c'è alcun attore, e non c'è azione rivolta a un fine, non c'è divenire; e la vita così come la conosciamo, la nostra vita quotidiana, è un processo di divenire. 
Sono povero e agisco con un fine in vista, quello di diventare ricco. Sono brutto e voglio diventare bello.
Dunque la mia vita è un processo per diventare qualcosa. La volontà di essere è la volontà di divenire, a diversi livelli di coscienza, in diverse condizioni, in cui c'è sfida, risposta, attribuzione di un nome e registrazione. 
Ma questo divenire è sforzo, è sofferenza, non è così? E' una lotta costante: sono questo e voglio diventare quello.

(Jiddu Krishnamurti)

venerdì 11 gennaio 2013

Il desiderio di raggiungere un fine

L'azione volta a un risultato è volontà; altrimenti non c'è volontà, no? Il desiderio di raggiungere un fine dà origine alla volontà, che è l'attore - io voglio raggiungere un risultato, voglio scrivere dei libri, voglio essere ricco, voglio dipingere un quadro.
Questi tre stati ci sono ben noti: l'attore, l'azione e il fine. Di questo è fatta la nostra vita quotidiana. Sto semplicemente vedendo ciò che è; ma cominceremo a comprendere come trasformare ciò che è solo quando lo esamineremo con lucidità, evitando ogni illusione, pregiudizio o parzialità.

(Jiddu Krishnamurti)

giovedì 10 gennaio 2013

L'azione che ha un fine


E' l'azione che crea l'attore. Ossia, l'attore acquisisce esistenza quando l'azione ha un risultato, un fine in vista. Se nell'azione non c'è la prospettiva di un risultato, non c'è neanche l'attore; ma se c'è un fine o risultato in vista, allora l'azione dà origine all'attore. Di conseguenza, attore, azione e fine o risultato, costituiscono un processo unitario, un unico processo che si realizza quando l'azione ha un fine in vista. 

(Jiddu Krishnamurti)

mercoledì 9 gennaio 2013

Memoria

La nostra vita consiste in una serie di azioni o, in altri termini, è un processo d'azione a diversi livelli di coscienza. La coscienza consiste a sua volta nell'avere esperienza delle cose, nel dare loro un nome e nel registrarle. La coscienza è quindi innanzitutto sfida e risposta, ossia esperienza, attribuzione di un nome, e infine registrazione, cioè memoria.
Ma questo processo non è forse azione? La coscienza è azione; e senza sfida e risposta, senza esperienza, senza attribuzione di un nome, di un termine, senza registrazione, cioè memoria, non c'è azione.

(Jiddu Krishnamurti)

martedì 8 gennaio 2013

Che cos'è azione?

La vita della maggior parte di noi consiste in una serie di azioni, apparentemente sconnesse, le une indipendenti dalle altre, che portano disgregazione e frustrazione. E' un problema che riguarda ciascuno di noi, perché viviamo attraverso l'azione e senza azione non c'è vita, né esperienza, né pensiero. Il pensiero è azione; e se ci si limita a perseguire l'azione a un particolare livello di coscienza, quello esteriore, facendosi coinvolgere nell'azione esterna senza comprendere l'intero processo dell'azione in sé, si va inevitabilmente incontro a frustrazione e infelicità.

(Jiddu Krishnamurti)

lunedì 7 gennaio 2013

Non c'è nient'altro da cercare


L'obiettivo del programma di studi, indipendentemente dall'insegnante che scegli, è "conosci te stesso". 
Non c'è nient'altro da cercare. 
Ognuno sta cercando se stesso ed il potere e la gloria che pensa di aver perduto. Ogniqualvolta sei con qualcuno, hai un'altra opportunità di trovarli. Il tuo potere e la tua gloria sono in lui perché sono tue. L'ego cerca di trovarle solo in te stesso, perché non sa dove guardare. Lo Spirito Santo ti insegna che se guardi solo te stesso non puoi trovare te stesso, perché questo non è quello che sei. 
Ogniqualvolta sei con un fratello, impari ciò che sei perché insegni ciò che sei. Egli rispondere con dolore o con gioia, a seconda di quale insegnante stai seguendo. Egli sarà imprigionato o liberato a seconda della tua decisione, e la stessa cosa accadrà a te. Non dimenticare mai la tua responsabilità nei suoi confronti, perché è la stessa responsabilità che hai verso te stesso. Dagli il suo posto nel Regno ed avrai il tuo.

(Un corso in miracoli)

venerdì 4 gennaio 2013

Cosa vuol dire conoscere me stesso?

V. Cosa sul dire conoscere me stesso? Una volta che mi conosco, cosa arrivo a conoscere esattamente?
M. Tutto ciò che non sei.
V. E non quello che sono?
M. Ciò che sei lo sei già. Quando conosci ciò che non sei, te ne liberi e rimani nel tuo stato naturale. Accade tutto spontaneamente e senza sforzo.
V. E cosa scopro?
M. Scopri che non c'è niente da scoprire. Tu sei ciò che sei, e basta.
V. Ma, in ultima analisi, che cosa sono io?
M. L'ultima negazione di tutto ciò che non sei.
V. Non capisco.
M. E' la tua idea di dover essere qualcuno o qualcosa che ti acceca.
V. Come mi sbarazzo di questa idea?
M. Se hai fiducia in me, credimi quando ti dico che sei la pura consapevolezza che illumina la coscienza e il suo contenuto infinito. Realizza questo e vivi di conseguenza. Se non mi credi, indaga dentro di te e chiediti "Chi sono io?", oppure fissa la mente sull' "io sono", che è puro e semplice essere.
V. Da che dipende la mia fiducia in te?
M. dalla tua capacità di penetrare nel cuore degli altri. Se non riesci a guardare nel mio, guarda nel tuo.
V. Non riesco a fare nè l'una nè l'altra.
M.Purificati vivendo una vita ordinata e utile. Osserva attentamente i tuoi pensieri e sentimenti, le parole e le azioni. Questo chiarirà la tua visione.
V. Devo prima rinunciare a tutto e condurre una vita errante?
M. non puoi rinunciare. Potresti abbandonare casa e mettere nei guai i tuoi famigliari, ma gli attaccamenti sono nella mente e non ti lasceranno finchè non conoscerai la tua mente in ogni dettaglio. Prima di tutto conosci te stesso, il resto ne conseguirà.

(Io sono Quello, S.N. Maharaj)

martedì 1 gennaio 2013

Una trasformazione attiva del mondo

Cercheremo allora di scoprire il processo che conduce alla comprensione di
noi stessi e che non è un processo isolante. 



Non si tratta di ritirarsi dal mondo, perché non si può vivere in isolamento. 
Essere vuol dire essere in relazione, e il concetto stesso del vivere in isolamento è impensabile. 

E' la mancanza di rapporti giusti che produce conflitti, infelicità, ostilità; per quanto piccolo possa essere il nostro mondo, se riusciamo a trasformare i rapporti all'interno di quel mondo ristretto, il risultato sarà come un'onda che si ripercuote all'infinito verso l'esterno. 

Credo sia importante capire questo punto, ossia che il mondo è fatto dei nostri rapporti, per quanto limitati; e se riusciamo a produrre una trasformazione su quel piano, una trasformazione non superficiale, ma radicale, allora avremo dato avvio a una trasformazione attiva del mondo.

(La conoscenza di sé, Krishnamurti)