sabato 3 marzo 2012

Come faccio per raggiungerlo? (II)

L'interrogante dice: "Essere privi di condanna, giustificazione o paragone significa essere in uno stato di più elevato di coscienza." E' vero? O siamo soltanto inconsapevoli di stare paragonando e condannando? Perchè affermiamo che è uno stato più elevato di coscienza e poi, su questa base, creiamo il problema di come ottenerlo e di chi può aiutarci ad ottenerlo? Non sarà qualcosa di molto più semplice?
Mi spiego: non siamo affatto consapevoli di noi stessi, non ci accorgiamo che stiamo paragonando e condannando. Se potessi osservarci giorno per giorno senza giustificare o condannare niente, semplicemente consapevoli di come non pensiamo mai senza giudicare, paragonare e valutare, questa consapevolezza sarebbe sufficiente. Diciamo continuamente: "Questo libro è peggiore di quello" o "Questa persona è migliore di quella", e così via. C'è questo continuo processo di raffronto e pensiamo di poter comprendere attraverso il raffronto. Ma comprendiamo davvero? Oppure la comprensione nasce soltanto quando non facciamo paragoni, ma prestiamo realmente attenzione? C'è raffronto quando osservate attentamente qualcosa? Se siete totalmente attenti non avete tempo per paragonare, non è vero? Nel momento stesso in cui paragonate, la vostra attenzione si è spostata su qualcos'altro. 

(da Come siamo, J. Krishnamurti)

venerdì 2 marzo 2012

Come faccio per raggiungerlo? (I)

Interrogante: Essere privi di condanna, giustificazione o paragone significa essere in uno stato di più elevato di coscienza. Io non sono in questo stato: come faccio per raggiungerlo?

Krishnamurti: Vedi, questa stessa domanda 'come faccio per raggiungerlo?', è invidia [Risate] No, vi prego, fate attenzione. Volete ottenere qualcosa e perciò avete metodi, discipline, religioni, chiese, questa intera sovrastruttura eretta sull'invidia, il paragone, la giustificazione e la condanna. La nostra cultura è fondata su questa divisione gerarchica tra coloro che hanno di più e che hanno di meno, tra coloro che sanno e che non sanno, tra gli ignoranti e quelli che sono colmi di saggezza; quindi il nostro approccio al problema è completamente sbagliato.

(da Come siamo, J. Krishnamurti)




domenica 26 febbraio 2012

Egli invero non era ancora felice.


Egli invero non era ancora felice. Perciò quando si è soli, non si è felici. Egli desiderò un secondo.

(da Primo Adhyaya, Quarto Brahmana)