In principio qui non vi era proprio nulla. Questo era avvolto solo dalla Morte, dalla Fame: infatti la fame è morte.
Essa allora concepì quella che era la mente pensando: "che io abbia una mente". Così pregando cominciò a muoversi. Da Quello che pregava nacquero le acque.
[Così la Morte pensò:]"Invero da parte mia si prega, e ne è scaturita la beatitudine."
Quella stessa natura di "arka" appartiene al sole. Invero certamente la felicità va a colui che sa perchè il fuoco solare si chiama "arka".
Essa desiderò: "Che da me nasca un secondo essere!"
essa la Morte-Fame, compì l'unione della parola con la mente.
Ciò che era il seme divenne l'anno (Viraj). Infatti prima non esisteva l'anno.
Essa resto gravida di lui per tutto quel tempo, finchè trascorso quel periodo, creò l'anno.
essa allora spalancò la bocca per divorarlo, ma quello fece "bhan!" così divenne la parola.
Essa considerò: "Se io lo divoro, farei un misero pasto". Con questa parola e con questa mente, essa manifestò tutto ciò che è: il Rg, lo Yajur, il Sama, i metri poetici, i sacrifici, gli uomini e gli animali. E tutto ciò che essa andava creando, ciò stesso divorava. Essa invero divora tutto: e poichè divora essa è chiamata Aditi. Colui che conosce la natura di divoratore di Aditi, costui diviene il divoratore di tutto questo, per lui tutto diviene cibo.
(Da Upanishad, Primo Adhyaya, Secondo Brahmana)