Arriviamo alla conclusione che dobbiamo "ricordarci di noi". Ma non possiamo farlo se non abbiamo in noi l'energia indispensabile al "ricordo di sé". Non possiamo studiare, comprendere o sentire qualcosa se non abbiamo l'energia richiesta per questa comprensione, questo sentimento o questo studio.
Cosa deve fare quindi un uomo quando comincia a rendersi conto che non ha abbastanza energia per raggiungere lo scopo che si è fissato?
La risposta a questo interrogativo è che ogni uomo normale ha abbastanza energia per cominciare il lavoro su di sé. E' necessario soltanto che egli impari ad economizzare, in vista di un lavoro utile, l'energia di cui dispone, e che, la maggior parte del tempo dissipa in pura perdita.
L'energia viene soprattutto spesa in emozioni inutili e sgradevoli, nell'ansiosa attesa di cose spiacevoli, possibili e impossibili, consumata dai cattivi umori, dalla fretta inutile, dal nervosismo, dall'irritabilità, dall'immaginazione, dal sognare ad occhi aperti e così via. L'energia viene sprecata da un cattivo lavoro dei centri; dalla tensione inutile dei muscoli, sproporzionata rispetto al lavoro compiuto; dal perpetuo chiacchierare, che assorbe una quantità enorme, dall' "interesse" accordato ininterrottamente alle cose che accadono intorno a noi o alle persone con le quali non abbiamo nulla a che fare e che non meritano nemmno uno sguardo; dallo sciupio senza fine della forza di "attenzione"; e via di seguito.
(Frammenti di un insegnamento sconosciuto, P.D. Ouspensky)